Anche il lavoro d’ufficio, in assenza di motivazione, può risultare alienante ed essere causa di difficoltà a gestire il proprio quotidiano lavorativo.
Sempre più persone lamentano frustrazione, stress da tensioni personali, interazioni sterili e soprattutto, monotonia.
Riflettendo, queste stesse persone si piegano ad una vita lavorativa insoddisfacente per motivi oggettivi, ma anche e principalmente per motivi caratteriali, alimentati dal contesto.
Quali sono le cause di un lavoro insoddisfacente?
Senz’altro una certa passività, incapacità di reinventarsi, non sentire il bisogno costante di apprendere, crescere, costruirsi un ruolo ben definito e riconosciuto e, last but not least, un certo vittimismo (il capo mi stressa, i colleghi sono opportunisti, mai un “bravo/a”…ecc).
Per queste persone, qualità interiori come l’elasticità, l’iniziativa, l’ottimismo e l’adattabilità hanno perso o non hanno valore. Il rendimento è mediocre. I rapporti, superficiali.
Per essere considerati competenti e produttivi, non bastano le capacità pratico-professionali. Servono anche quelle emotive.
L’intelligenza emotiva è il motore del benessere lavorativo.
L’intelligenza emotiva non ha solo semplicemente a che fare con la gentilezza e l’educazione, non significa dare briglia sciolta ai sentimenti, mettendoli in bella mostra, ma gestirli così da essere capaci di esprimere le proprie emozioni e consentire un’interazione collaborativa che crea un ambiente fertile, costruito e costruttivo, in cui trarre soddisfazioni quotidiane.
Permette, ad esempio, di non subire passivamente litanìe del superiore, ma di emergere ed essere apprezzati per la proattività.
Che fare, allora, per invertire la tendenza?
Se non c’è abbastanza motivazione per dedicarsi ad un’attività più congeniale, trasformare quella che si ha.
Ad esempio:
- farsi promotori di iniziative e coinvolgere i colleghi
- creare contesti di sperimentazione per innovare degli aspetti operativi “obsoleti”
- rivedere gli obiettivi comuni, aggiungendone di nuovi e più sfidanti
E se manca l’intelligenza emotiva?
E’ provato, ormai, che la mancanza di intelligenza emotiva, nei collaboratori, genera numeri negativi importanti.
Non si può pensare di creare una realtà produttiva che prescinde dalla valorizzazione delle persone. Ogni responsabile/imprenditore ha anche il compito di creare i presupposti di crescita personale e il benessere lavorativo è la conseguenza di azioni quotidiane che generano reazioni positive e fanno emergere il meglio delle persone.
La competenza emotiva è necessaria per la leadership, nell’ottenere che i collaboratori/colleghi svolgano il proprio ruolo più efficacemente, indirizzandoli verso un unico obiettivo.
E’ quella che ci consente di raggiungere la consapevolezza di noi stessi e delle nostre emozioni, riconoscere i nostri potenziali, le nostre debolezze e gestirli secondo le situazioni che si presentano.
L’intelligenza emotiva ci rende socialmente abili perché capaci di interagire e comprendere più facilmente gli stati d’animo delle persone, generando motivazione per noi stessi e per gli altri e per raggiungere il successo lavorativo.