A proposito di Leadership

Pensare che la leadership sia un concetto “moderno” è un errore:

se ne avverte la presenza già dal 1920, quando il leader si impone come figura che genera obbedienza e lealtà nei sottoposti.

E’ nel 1940 che alla leadership viene riconosciuta la capacità di persuasione e nel 1950 si evidenzia la volontà dell’organizzazione di conferire autorità al singolo.

Negli anni ’60, la leadership è già identificata come la  capacità di influire sul gruppo per convergere all’obiettivo comune.

Ed è nell’Italia del boom economico che a capo di una delle industrie più illustri, colosso nella produzione di gomma e pneumatici,  c’era un imprenditore illuminatoLeopoldo Pirelli.

A testimonianza della sua esperienza come capo del gruppo, Pirelli scrisse “Decalogo del buon Imprenditore”, di seguito sintetizzate:

Sono sempre stato convinto che la libera impresa privata sia pilastro importante di un libero sistema e mezzo insostituibile di progresso sociale.

  1. I doveri di un chief executive officer, che è anche azionista, devono privilegiare la prima qualificazione, verso tutti coloro che lavorano in azienda, verso le comunità che la circondano, verso i Paesi.
  2. Qualunque sia il grado di delega, il chief executive officer rimane responsabile di tutto quello che succede nel gruppo, perchè è lui che ha scelto gli uomini e dato le deleghe e, quindi, li copre sempre e comunque.
  3. Il chief executive officer deve cercare di capire il personaggio umano che sta nei suoi colleghi, coi suoi problemi personali di salute o economici o familiari e deve sempre ricordarsi che, se un collega non si dimostra all’altezza dei compiti affidatigli, è lui, il chief executive officer, che ha sbagliato per primo affidandoglieli.
  4. Sono convinto che un imprenditore debba essere onesto nel senso più lato della parola (non basta cioè che non rubi e non dia falsa testimonianza). Parlando di onestà in senso lato, penso ad un determinato comportamento verso azionisti e dipendenti, ma anche verso clienti, fornitori, concorrenti, fisco..
  5. Sono convinto che fra i primi compiti del chief executive officer vi sia la continua cura della preparazione dei quadri futuri, dalla sua successione a quella dei suoi collaboratori più vicini, preoccupandosi che questi a loro volta diano al problema la stessa importanza, e così via, giù per la piramide.
  6. Ho la convinzione che il chief executive officer deve saper evolvere coi tempi, pur tenendo fede ai «sacri principi» cui ho appena accennato.
  7. È mia opinione che l’imprenditore non debba rimpiangere decisioni prese nella convinzione di essere nel giusto e che invece nel tempo si sono dimostrate sbagliate.
  8. Credo che l’imprenditore non debba vantare meriti che spesso non sono individuali ma collettivi.
  9. Chiudo, ricordando per ultima la prima qualità che un imprenditore deve sempre avere: cercare, cercare con tutte le sue forze, di chiudere dei buoni bilanci. Se non ci riesce una volta, riprovare. Se non ci riesce più volte, andarsene. E se ci riesce, non credersi un padreterno, ma semplicemente uno che, dato il mestiere che ha scelto, ha fatto il suo dovere.

Qual è la funzione principale della leadership?

Lo scopo della leadership dovrebbe essere principalmente quello di generare benessere lavorativo diffuso, dove le capacità sono coltivate e valorizzate, i ruoli riconosciuti e la crescita personale e professionale, soprattutto dei giovani, una priorità.

In tutti questi anni, il concetto di leadership ha preso nuove forme e nuove applicazioni, sulla scia dei grandi cambiamenti sociali.

Ma senz’altro quanto professato da Leopoldo Pirelli ha fondamenti che dovrebbero essere tenuti come punto di partenza, senza tempo.

Le regole di Pirelli attingevano a valori etici, prima che a logiche di business, promuovevano equità in un’epoca in cui i confronti non erano ancora aperti e trasversali, ma che rimangono validamente interpretabili e applicabili.

Essere leader cosa significa?

Significa essere capaci di ispirare e guidare verso una meta condivisa.

Una mentalità aperta e disponibile verso il proprio team, che spinge ad essere propositivo e innovativo, è importante per creare un clima disteso, dove le persone sono motivate, in grado di autovalutarsi, capaci di agire e reagire nell’ottica di una corretta gestione delle relazioni.

Il leader è colui/colei che sa ascoltare attivamente, interpretando coerentemente le situazioni, è capace di prevedere il cambiamento e farlo diventare un’opportunità, attento/a

alle esigenze dei propri collaboratori.

Leadership come visione comune

Pensare che la leadership sia l’attitudine di chi sta ai vertici aziendali, non è corretto.

E’ piuttosto una visione comune, un comune sentire e pensare all’interno dell’organizzazione, un modello operativo perseguito anche ad altri livelli, per generare flessibilità e una risposta coordinata.

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